Investire nelle energie rinnovabili per guadagnare. Possibile? Sì, ecco come

Chi è attento ai temi delle energie rinnovabili già da tempo si sarà accorto di quanto l’argomento relativo all’ambiente sia diventato cruciale in questi ultimi anni. Le energie rinnovabili infatti vengono sempre più scelte dai consumatori, che così pagano meno in bolletta, a fronte di un investimento iniziale anche elevato, e non apportano danni all’ambiente. Esiste però un modo di guadagnare proprio investendo in questo tipo di energie? La risposta è sì. Ecco come fare.

Energie rinnovabili ed infrastrutture per dare una spinta ai mercati del futuro

Sono moltissime nel mondo le agenzie di rating e gli investitori che da tempo si chiedono quali siano i mercati su cui puntare nel prossimo futuro. Secondo l’agenzia di investimenti americana BNY Mellon, ad esempio, il mercato delle energie rinnovabili si classifica come uno dei migliori su cui investire, con un ottimo rapporto tra lo stesso investimento e il rischio. Il comparto delle energie rinnovabili sarebbe addirittura posto allo stesso livello delle infrastrutture, con la possibilità di dare risultati ancora migliori agli investitori nei prossimi anni. Non c’è comunque bisogno di andare Oltreoceano per capire quanto questo tipo di energie sia importante come investimento. Basta guardare agli ultimi dati Istat, secondo cui in Europa solo il 30% dell’energia prodotta arrivi da fonti rinnovabili. In Italia ci attestiamo su un 35% di green sul totale della produzione, ma solo al 18,3% da fonti rinnovabili: ancora lontani dal 20% richiesto dall’Europa. Visti questi dati possiamo allora chiederci quali sono i principali motivi per cui le agenzie di investimento internazionali consigliano di puntare su fotovoltaico, energia solare, eolico e così via?

Riduzione globale delle emissioni di Co2 e la loro inesauribilità

Una prima motivazione per cui investire nelle energie rinnovabili sembrerebbe essere l’affare del futuro riguarda l’intento mondiale di ridurre progressivamente nei prossimi anni le emissioni di anidride carbonica Co2 e gli obiettivi economici da raggiungere. C’è infatti un range segnalato dagli esperti entro il quale bisogna rientrare, e le energie alternative consentiranno tutto ciò, prevedendo di conseguenza, come già sta accadendo, anche degli investimenti statali. Una seconda importante motivazione sta nel fatto che essendo rinnovabili, queste energie sono inesauribili. Vento e sole ci saranno sempre, e in più non si va ad impattare sull’effetto serra e sul riscaldamento, visto che combustibili come carbone, metano e petrolio vengono accuratamente evitati.

Eolico, fotovoltaico o idroelettrico? I vantaggi previsti per ognuna di queste energie

Sappiamo dunque che le energie rinnovabili sono sicure e non prevedono grossi rischi, se non quelli legati agli eventi atmosferici. Va da sé che più a Sud ci si trovi più l’investimento sembra sicuro. L’investimento in energia eolica ad esempio, è quello meno dispendioso, visto che da quasi vent’anni si assiste ad un costante abbassamento dei costi degli impianti. Ciò è dato, tra gli altri motivi, soprattutto dall’entrata in scena dei produttori orientali, che hanno contribuito ad un crollo dei prezzi dei produttori europei, proprio per la concorrenza. Se si vuole rischiare poco ma avere comunque un certo rendimento, l’eolico è perciò la scelta giusta. In realtà se poi si va a guardare il mercato italiano, molti investitori preferiscono il fotovoltaico invece dell’eolico. Qui i costi da mettere in conto riguardano innanzitutto la grandezza dell’impianto, il numero di pannelli necessari, poi le batterie e l’inverter. Volendo azzardare un calcolo approssimativo di un investimento comune nel fotovoltaico, ci si può aggirare intorno ai 6 mila euro. Si è anche liberi da parecchi vincoli come autorizzazioni, e si può beneficiare di diversi incentivi. Per tutte le info ci si può sempre rivolgere all’IFI (Imprese Fotovoltaiche Italiane, www.comitatoifi.it). Meno battuta, infine, è la via dell’idroelettrico, perché i costi di investimento sono piuttosto alti e non è facile valutare la portata idrica degli impianti.

Condizionatori: come sceglierli e quali sono i migliori

Con l’arrivo dell’estate, e di conseguenza del caldo, avere uno o più condizionatori in casa si rivela una scelta intelligente. I condizionatori di ultima generazione infatti, oltre a rinfrescare l’aria si comportano anche da deumidificatori: quindi non si limitano soltanto a modificare la temperatura degli ambienti in cui si soggiorna, ma cambiano anche la percentuale di umidità. Come fare però a scegliere il condizionatore più adatto alle nostre esigenze, districandosi tra i tantissimi modelli messi in commercio da numerosi brand? Ecco di seguito qualche consiglio utile.

Le varianti da considerare: potenza ed ampiezza degli ambienti

Prima di accingerci ad acquistare uno o più condizionatori è necessario tenere in considerazione diversi parametri. Occorre innanzitutto sapere quanto ampi siano gli spazi da rinfrescare: una piccola stanza richiederà un condizionatore diverso rispetto ad un ambiente più ampio o più stanze. Per sapere quale condizionatore risulti il più adatto secondo la grandezza delle stanze si può calcolare la potenza necessaria secondo le misure. La potenza per i condizionatori si calcola in BTU (British Termal Unit): il valore minimo necessario si otterrà moltiplicando i metri dell’altezza della stanza, per quelli della larghezza per quelli della lunghezza. Per una stanza di 30 metri quadrati, ad esempio, il valore minimo ottenuto sarà di 9000 BTU. In alternativa si potrà moltiplicare il numero dei metri quadrati di una stanza per il coefficiente 340.

Non sottovalutare la classe energetica

Una volta valutata la potenza necessaria e l’ampiezza degli ambienti, si deve considerare anche la classe energetica di appartenenza dell’elettrodomestico, che andrà ad influenzare i consumi. Anche per i condizionatori la classe energetica va dalla AA (la migliore, con minori consumi in bolletta e minor indice di inquinamento) fino alla G, la meno prestante e la più inquinante, oltre che quella che consuma di più in assoluto. In ogni caso, sarà meglio orientarsi verso i condizionatori con tecnologia ad inverter, che consumano molto meno.

Il modello più adatto: monosplit o multisplit?

A questo punto, conoscendo la potenza che serve e la classe energetica dell’elettrodomestico, si può scegliere il modello più adatto. Anche qui bisogna capire di cosa abbiamo bisogno: dobbiamo rinfrescare una sola stanza o più di una? Vogliamo un condizionatore che raffreddi soltanto o che riscaldi anche? Deve spegnersi da solo o semplicemente diminuire il gettito d’aria? Climatizzare o solo aggiustare la temperatura? Tutte queste domande vanno poste all’addetto alla vendita, che saprà senz’altro indirizzare verso il modello che fa per noi. È bene però tener presente che tra i condizionatori in commercio vi sono i modelli con monosplit o con multisplit. I primi, chiamati anche “a split fisso”, sono i condizionatori tradizionali composti da due elementi: uno interno per rinfrescare ed uno esterno per le emissioni di aria calda (con il compressore). Sono davvero molto efficienti e di grande prestazione, ma richiedono tecnici altamente specializzati per l’installazione.

I condizionatori multi split sono invece quelli più potenti, utilissimi per i grandi spazi, i locali ad uso commerciale, o case ampie e spaziose. A differenza dei monosplit, i multisplit possono poi essere scelti nella tipologia a parete, ma anche a soffitto, a consolle o a cassetta. Il consiglio è comunque quello di orientarsi verso condizionatori ad inverter: si tratta di una tecnologia in cui l’elettrodomestico non si spegne una volta raggiunta la temperatura ideale (come succede invece per i modelli più vecchi), bensì mantiene un gettito d’aria molto lento, adattandolo alle esigenze climatiche in tempo reale. Questa tecnologia consente di risparmiare molto sui consumi energetici e in bolletta, rispetto ai condizionatori di tipo tradizionale. Esistono infine i condizionatori portatili, che però andrebbero riservati alle situazioni in cui non si possono installare unità esterne, visto che consumano molto e sono anche piuttosto rumorosi.

Come risparmiare energia a casa: i consigli davvero utili

Quante volte ci siamo lamentati di una bolletta troppo salata, di consumi incontrollati e abbiamo invocato la necessità di risparmiare? Tante, vero? Beh, sarà interessante scoprire come siamo noi stessi i primi a poter fare molto per tagliare i consumi in bolletta, anche se abbiamo scelto la migliore tariffa su campo tra tutte quelle proposte. In che modo? Semplicemente cambiando certe cattive abitudini. Ti sembrerà strano, eppure tanti comportamenti sbagliati nel consumo contribuiscono ad un enorme spreco di energia elettrica e di soldi! Ecco allora di seguito qualche spunto: cinque importanti consigli per aiutarti a consumare molto meno e a farti entrare in quello che si potrebbe definire “il circolo virtuoso del risparmio”.

  1. Sfrutta al massimo la luce del giorno ed accendi le lampade il più tardi possibile

Forse tu non lo fai, ma ci sono tantissime persone che accendono le luci già al mattino, anche se fuori è bel tempo. Va bene quando fuori c’è un temporale, ma per il resto si tratta davvero di uno spreco inutile! La luce del sole, infatti, entrando nelle nostre case non solo le illumina ma le riscalda, anche. Una buona abitudine è dunque quella di accendere le luci artificiali solo quando fuori è buio, e di posizionare scrivania o ripiani da lavoro nei pressi delle finestre, così da avere il maggior quantitativo di luce possibile.

  1. Tenere gli elettrodomestici in stand by non significa averli spenti

Un errore che si commette spesso è quello di tenere gli elettrodomestici o gli strumenti informatici (televisore, condizionatore, pc, lavatrice, modem, etc.) in stand by, senza averli davvero spenti, sia di notte che quando si è fuori casa. Questo accade quando una lucina o una spia (rossa, verde o blu) compare ancora accesa. Spegnere un elettrodomestico significa invece staccare la spina oppure premere l’interruttore on/off e non premere il pulsante di un telecomando a distanza. Sembra una sciocchezza, invece così si risparmia molto in bolletta (basti solo pensare a quanto consumi un modem) e si evitano anche pericolosi campi elettromagnetici in casa.

  1. Fai la doccia invece che il bagno

Non ci si pensa, ma scegliere la doccia invece che il bagno per lavarsi quotidianamente fa risparmiare moltissima acqua ed energia elettrica. Sapevi infatti che riempire una vasca da bagno richiede circa 150 litri di acqua, mentre fare una doccia fa consumare 15-16 litri di acqua al minuto (meno se si utilizza un trasformatore del getto)? Va da sé che se resti mezz’ora sotto la doccia questo accorgimento non ti servirà a niente, quindi la raccomandazione è quella di fare docce veloci!

  1. Lavastoviglie e lavatrice a pieno carico e preferibilmente di sera

Un’altra abitudine da prendere alla svelta se vuoi risparmiare sulla bolletta della corrente elettrica è quella di far partire il lavaggio della lavatrice o della lavastoviglie sempre a pieno carico, in quanto consumerai moltissima acqua in meno. Riempi ogni spazio del cestello in maniera attenta. Se poi utilizzi una tariffa bi-oraria, considera che azionare gli elettrodomestici dopo le 19 o nei week end ti consentirà di risparmiare ulteriormente. Ricorda anche che bastano 40 gradi per un bucato pulito, e che le temperature altissime vanno riservate a lavaggi estremamente efficaci per un carico assai sporco.

  1. Migliora l’isolamento termico della casa ed usa infissi isolanti

Migliorare l’isolamento termico dell’abitazione rappresenta un’azione decisiva per attuare un risparmio in bolletta. Controlla quindi che mura, tetto e pavimento siano isolati termicamente ed acusticamente, magari con materiali biologici. È importante sapere che l’isolamento termico viene completato anche dalla scelta degli infissi adatti. Quelli isolanti sono perfetti, in quanto garantiscono sia l’isolamento termico ideale delle stanze, sia l’efficacia dei sistemi di riscaldamento e di raffreddamento.

Ecobonus 110%: ecco chi ne ha diritto e come ottenerlo

L’ultimo DL emesso dal Governo (Decreto Rilancio) ha puntato i riflettori su diversi aspetti della vita dei cittadini e dei consumatori, non ultimo quello del risparmio energetico. Già negli anni scorsi, in verità, gli ecobonus sono stati piuttosto vantaggiosi per coloro che hanno potuto utilizzarli. La novità di quest’ultimo decreto però sta nel fatto che gli sgravi fiscali sono ancora maggiori rispetto alle precedenti Finanziarie, a patto che si rientri in certe condizioni. Vediamo allora come funziona l’Ecobonus 110% del 2020 e come fare per ottenerlo.

I tre macro interventi a cui bisogna attenersi per ottenere l’Ecobonus 110%

Lo scopo dell’Ecobonus 110% è quello di rilanciare l’economia del Paese attraverso l’incentivazione di lavori che vedano come protagonisti il risparmio energetico. Questo significa miglioramento della classe energetica a cui si appartiene e conseguente messa in sicurezza delle abitazioni.

Nello specifico ci sono tre macroaree a cui bisogna attenersi:

  1. Isolamento termico degli edifici, con riferimento all’involucro esterno (cappotto termico);
  2. Sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con impianti a pompa di calore;
  3. Sostituzione della caldaia senza abbinamento con il fotovoltaico.

In altre parole: se si vuole installare i pannelli fotovoltaici lo si può fare, ma per ottenere il bonus 110% occorre innanzitutto effettuare la spesa nell’arco di tempo tra il 1 luglio 2020 e il 31 dicembre 2021. Fino a quel giorno si potrà dunque pensare alla progettazione, senza dimenticare di eseguire in abbinamento almeno uno dei tre macro interventi di cui sopra. Se perciò in associazione ai pannelli fotovoltaici (per fare un esempio) non si aggiungono anche i lavori per il cappotto termico o la sostituzione degli impianti di climatizzazione, il bonus resterà quello degli anni scorsi, cioè al 65%. Per quanto riguarda invece i limiti di spesa, il costo complessivo dei lavori non potrà superare i 48 mila euro per il fotovoltaico (2.400 euro per Kw di potenza) e l’aiuto non sarà cumulabile con altri incentivi pubblici. L’ecobonus 110% si applica anche al solare termico, agli infissi e alle schermature solari, ma a differenza del bonus tradizionale consente di recuperare il beneficio fiscale in cinque rate anziché in dieci.

Per saperne di più il consiglio è di leggere attentamente il Decreto Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed attivo dal 19 maggio 2020.

Chi sono i beneficiari del bonus 110 e come richiederlo

Potranno usufruire di questo incentivo per la riqualificazione ed il risparmio energetico tutti coloro che effettueranno interventi su condomini o abitazioni singole: persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, Istituti Autonomi Case Popolari (IACP), cooperative di abitazione. Sebbene all’inizio si fosse deciso che le seconde case dovessero essere escluse dall’incentivo, in effetti poi non è stato così, per cui via libera anche agli interventi sulle abitazioni non principali. Ovviamente i requisiti dovranno essere certificati. Bisognerà poi munirsi di svariati documenti:

  • Via libera del condominio sulle parti comuni;
  • Visto di conformità da parte dei commercialisti o CAF;
  • Attestato di prestazione energetica (Ape) rilasciato da un tecnico abilitato che certifichi il miglioramento di due classi energetiche rispetto alla vecchia, prima e dopo i lavori.

I dati vanno comunicati in maniera esclusivamente telematica sia all’Agenzia delle Entrate che all’Enea. Sono previste sanzioni piuttosto salate per chi rilascia documentazioni false, dai 2 mila ai 15 mila euro. Le procedure di verifica spetteranno al ministero dello Sviluppo Economico. Resta infine ancora incerto il ruolo che avranno gli istituti bancari in questo contesto: non si sa ancora, infatti se dovranno accettare per obbligo o meno il credito. Per ulteriori informazioni si possono monitorare i siti web dell’Agenzia delle Entrate, dell’Enea e del ministero dello Sviluppo Economico.

Pannelli solari: cosa sono e come funzionano

Di sicuro tutti abbiamo visto dei pannelli solari sulle sommità delle abitazioni. Sai però con esattezza come funzionano? Qui ti spieghiamo nei dettagli come si suddividono i pannelli solari nelle diverse tipologie, qual è il loro funzionamento e come sceglierli al meglio.

La luce del sole trasformata in energia e calore

I pannelli solari servono a trasformare l’energia proveniente dai raggi del sole in energia che può essere sia elettrica che termica. Questo significa che la luce del sole viene accuratamente trasformata in energia per illuminare la casa, dar vita alle utenze, provvedere al riscaldamento. Non tutti i pannelli solari però sono uguali. Occorre infatti distinguere tra fotovoltaico e solare termico. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, partendo da una prima generica distinzione: mentre il fotovoltaico consente di ottenere solo energia elettrica, il solare termico permette invece di ottenere energia elettrica ed acqua calda, necessaria anche per riscaldare un edificio.

Pannelli fotovoltaici per un risparmio energetico in bolletta

Scegliere il fotovoltaico significa abbracciare uno stile di vita sotto il segno del risparmio energetico. Ciò si traduce in due conseguenze: da un lato si risparmia economicamente sulle bollette e dall’altro si inquina molto meno, perché viene ridotto notevolmente il consumo di combustibili fossili. I pannelli fotovoltaici non sono altro che degli insiemi di piccole cellette (ricordano quasi delle mattonelle) realizzate in silicio (ecco perché sono di colore scuro) poste l’una accanto all’altra. Ogni pannello è costituito da un minimo di 30 ad un massimo di 100 cellette, con una potenza che arriva fino a 300 watt per ognuno. Per procurare energia elettrica ad una casa serviranno dunque un 10-15 pannelli. Come mai si usa il silicio per realizzare le piastrelle del fotovoltaico? Perché si tratta di un materiale semiconduttore fondamentale se si vuole produrre energia elettrica. Il bordo argentato che invece si vede intorno alle celle non è altro che lamina di vetro, che consente ai raggi del sole di essere attirati e filtrati.

Solare termico: scelta strategica per la riduzione dei consumi del riscaldamento

Oltre al fotovoltaico l’altra tipologia più conosciuta di pannelli solari è quella del solare termico. Il solare termico utilizza la luce e il calore del sole per riscaldare l’acqua e provvedere al riscaldamento di un’abitazione o di un edificio. Considerando che il 75% dei consumi, soprattutto in inverno, avvengono per il gas e altri tipi di riscaldamento, la soluzione del solare termico consente anch’essa di risparmiare moltissimo. Questi pannelli sono diversi da quelli del fotovoltaico. Innanzitutto essi devono essere installati con esposizione a Sud, poi sono formati da tre elementi: una lastra di alluminio o rame, che serve ad assorbire la luce solare, una lastra di vetro sopra l’assorbitore, e un telaio in alluminio, come copertura del pannello. In pratica il calore del sole, una volta assorbito dal pannello, si trasferisce ad un fluido termovettore, composto da acqua ed antigelo, che scorre nelle tubature e servirà a riscaldare l’acqua all’interno di un bollitore.

Fotovoltaico o solare termico: quale conviene di più?

Ora che conosciamo per sommi capi le differenze tra le due tipologie di energia solare, come possiamo capire quale conviene di più e quale consente un risparmio maggiore? È bene chiarire che non esiste in assoluto un metodo che possa dire se risulti più conveniente il fotovoltaico o il solare termico, in quanto bisogna valutare caso per caso. Prima quindi di decidere quale sia la tipologia più adatta da installare per la tua abitazione, risulta di fondamentale importanza il rivolgersi ad un consulente esperto.

Stufe a pellet: quanto costano e come sceglierle

Il riscaldamento in casa comporta sempre delle spese, quasi mai basse o vantaggiose. A parte i termosifoni e gli impianti condominiali, nel caso delle abitazioni singole o di integrazioni con altri tipi di riscaldamento, può capitare che le bollette (caldaia centralizzata, con consumi di gas ad esempio) siano davvero salate. Per evitare di arrivare a spendere decisamente troppo, occorre organizzarsi per tempo (già dall’estate in vista del prossimo inverno) con soluzioni alternative. Tra stufe elettriche, stufe a legna classiche e a pellet queste ultime risultano le meno dispendiose e le meno inquinanti. Vediamo come scegliere le migliori e quanto costano.

Cos’è il pellet e come funziona per riscaldare gli ambienti

Le stufe a pellet rappresentano una soluzione comoda che può perfino sostituire del tutto il classico riscaldamento con caldaia, in quanto oltre a riscaldare gli ambienti possono creare anche acqua calda. Ma cos’è il pellet? Si tratta di scarti della legna lavorata per altri utilizzi, scarti che vengono ridotti a forma di cilindretti davvero piccoli (pochi millimetri di diametro) senza aggiunta di alcun additivo chimico. Essendo un biocombustibile potente, una certa quantità di pellet riscalda quanto il doppio in peso della legna tradizionale ed inquina molto meno rispetto alla legna da camino, per intenderci. Questo non significa che i fumi di una stufa a pellet non siano inquinanti, purtroppo (biossido di carbonio e particolato), ma il fatto che se ne utilizzi meno rispetto alla legna consente di contenere il danno in tal senso.

Come scegliere una stufa a pellet

Prima di scegliere una stufa a pellet è necessario valutare diversi parametri. Innanzitutto bisogna capire che spazi necessitano di essere riscaldati. Nei piccoli ambienti e quando non c’è la possibilità di collegare uno scarico della combustione si utilizzano le stufe a pellet senza canna fumaria, che riscaldano una sola stanza. Se invece la possibilità di collegamento esiste e l’abitazione è un po’ più grande, si potrà optare per una stufa a pellet canalizzata con canna fumaria a mo’ di camino, che è molto potente e ha sempre bisogno di un tecnico specializzato per la sua messa in funzione. Le stufe a pellet canalizzate servono infatti per riscaldare non una ma tutte le stanze della casa. Quando la necessità va verso una stufa che non solo riscaldi gli ambienti ma che funga anche da caldaia per l’acqua è consigliabile orientarsi verso le idro-stufe, che vengono collegate ai termosifoni oppure, in determinati casi, al riscaldamento a pavimento. Bisogna in seguito valutare la grandezza della stufa, il brand di produzione, la sua potenza, che si esprime in kilowatt. Per scegliere la potenza della stufa, infine, un tecnico esperto valuterà il livello di isolamento termico e il conseguente calcolo di fabbisogno termico.

I prezzi: ecco quanto variano secondo le diverse scelte

Tenendo conto delle caratteristiche sopra elencate, si può osservare che una piccola stufa a pellet da 4-5 kw senza canna fumaria parte da un prezzo base di 600-800 euro e arriva più o meno a 2.500 euro per quelle più grandi fino a 20 kw. Il discorso cambia se ci si vuole orientare su una stufa a pellet con canna fumaria che riscaldi tutta la casa. In questo caso infatti bisognerà mettere in conto di spendere fino a 5 mila euro, soprattutto se la stufa in questione è dotata di impianto idrico. È importante sottolineare che quando si decide di acquistare una stufa a pellet, qualsiasi essa sia, è necessario rivolgersi a personale tecnico esperto e qualificato, visto che l’installazione va effettuata secondo il rispetto di norme specifiche (UNI 10683/12) che riguardano i generatori di calore a legna o alimentati da biocombustibili solidi.